L’importanza di chiamarsi Carlo

Un giorno Lady Diana entra nella camera di William, il maggiore, e gli fa

Hai mai fatto caso che se non c’è Carlo poi bisogna cercarlo?

È l’episodio che segna l’inizio della fine della favola della principessa triste, mentalmente instabile per via di un matrimonio complicato e l’insostenibile pressione che il suo status comporta. Già, non semplice avere un Carlo come marito, specialmente se, come in questo caso, si tratta del futuro re. Come fai a stare concentrata e a non pensare a quante parole finiscono con quel nome e a creare curiose associazioni di idee? MistifiCarlo. MagnifiCarlo. CoriCarlo. TrucCarlo. RepliCarlo. FalsifiCarlo. ManteCarlo. TarocCarlo. SporCarlo. ConfisCarlo. E ci fermiamo. Perchè sono tantissime. Provateci voi a guardare l’attuale coppia reale e non pensare “CavalCarlo!”. 

Cosa voleva comunicare qui l’artista: una volta che questo meccanismo ti è entrato in testa è impossibile dimenticarlo. Pur vivendo a Montecarlo. È un carlo che scava, un pensiero frequente che diventa indecente per dirla alla Rettore. A proposito, in bocca al lupo al sovrano, alle prese con un brutto male. Sono stati i medici di corte a diagnosticarlo. E siamo certi che saprà contrascarlo. Ci stringiam a coorte e gli auguriamo una pronta guarigione, con la speranza di ribeccarlo e finire quella discussione sulle Malvinas.